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giovedì 28 maggio 2020

Quale pentola uso?


Le pentole in cucina
Cucinare- robertprax-Pixabay
  
 In cucina, come tutti voi, ho più di un cassetto/contenitore in cui ripongo pentole e pentoline, padelle e casseruole di ogni materiale, da utilizzare in base alla ricetta che voglio realizzare, sicura che solo in quel tegame raggiungerà il massimo sapore. I metodi di cottura sono tanti e, in commercio,  tanti sono gli utensili di materiali diversi che possiamo acquistare con sicurezza, perché l’Unione Europea ha stabilito delle leggi rigorose, in continua evoluzione,  che devono essere rispettate affinché un oggetto sia idoneo per il contatto del cibo destinato all’alimentazione umana. L’EfSA (European  Food Safety Authority), insieme ad Enti di ricerca e Istituti Scientifici degli stati membri,  è l’ organismo di controllo di cui  si avvale l’Unione Europea. Il principio base prevede che ogni utensile da cucina sia prodotto in modo conforme alle buone pratiche di fabbricazione (GMP, Good Manufacturing Pratices). Inoltre i materiali venendo a contatto con il cibo, devono essere inerti :
  • non devono trasferire, quantità tali di sostanze da mettere in serio pericolo la salute
  • non devono modificare la loro composizione
  • non devono alterare le loro caratteristiche.
  Le Aziende produttrici per garantire le norme, sottopongono i loro prodotti a test di laboratorio variando il tempo, la temperatura ecc., per stabilire l’eventuale contaminazione e per poi sottoporre i risultati agli Organismi di controllo.

L’alluminio
  E’ un materiale duttile, resistente, leggero con elevata conducibilità termica . Le pentole di questo materiale consentono di poter:
  • regolare la temperatura durante le varie fasi di cottura
  • distribuire il calore in modo uniforme sia sul fondo che sul bordo del tegame
  • evitare che il cibo si possa bruciare
  Per questi motivi i tegami in alluminio sono usati  nella ristorazione, ma non potendo essere lavati in lavastoviglie, l’impiego in casa è limitato. Il fondo di queste pentole deve essere spesso, affinché il calore si distribuisca in modo uniforme, evitando che si formino dei punti di surriscaldamento, chiamati hot spots. La loro forgia deve essere convessa e non piana, perché l’alluminio con il calore si deforma, diventando convesso e pericoloso nella stabilità per l’impiego su piastre in vetroceramica. Non può essere utilizzato sui piani a induzione. In tal caso occorre porre dei piattelli in acciaio inossidabile ferritico da  far aderire sul loro fondo con tecniche particolari.         
  L’Istituto Superiore della sanità ha accertato che la contaminazione del cibo è molto bassa, meno di 1 p.p.m. (parte per milione) per pasto, se tutto il pasto è stato cucinato in tali contenitori. Mentre occorre evitare il contatto prolungato degli alimenti in pentolame in tale materiale a temperatura ambiente, o a basse temperature, o cucinare in essi cibi acidi (es. pomodoro) perché in tal caso la contaminazione sarà maggiore.
  Spesso gli utensili in alluminio hanno un rivestimento antiaderente, a base di PTFE, noto come Teflon, privo di nichel, metalli pesanti e PFOA . Il Teflon è un polimero inerte dotato di elevata resistenza termica, non pericoloso per la salute in caso di passaggio nel cibo, perché chimicamente inerte e, quindi, innocuo. Le stoviglie così rivestite, sopportano temperature molto alte, pertanto sono idonee per bollire, friggere e cucinare in forno, senza che gli alimenti si attacchino sul fondo. Inoltre con queste stoviglie potremo realizzare una cucina dietetica  perché non sarà necessario usare molti grassi da condimento. Per favorire la durata dei rivestimenti in Teflon è consigliabile usare mestoli di legno, di silicone o di plastica, invece quelli metallici e taglienti lo possono danneggiare.
  Altri tipi di rivestimenti antiaderenti per questi tegami sono quelli chiari, preferiti dai cuochi che così possono controllare il grado di cottura del cibo e il mantenimento del suo colore, quelli stone-look, dall’estetica più ricercata e quelli rivestiti in ceramica, realizzati con tecnologia SOL-GEL. Quando le pentole hanno quest'ultimo rivestimento sono dotate di proprietà antiaderenti inferiori e per durare più a lungo non devono essere lavati in lavastoviglie. C'è da aggiungere che necessitano di più grassi e non sopportano temperature superiori a 250 °C.
Altri consigli utili possono essere i seguenti:
  • porre il tegame su un fornello adatto alle sue dimensione, per produrre danni
  •  moderare la fiamma.
pentola in acciaio
Pentola in acciaio-cocoparisienne- pixabay
L’acciaio
  Le  stoviglie in acciaio inossidabile sono realizzate usando leghe di cromo e nichel con aggiunta di altri elementi come il molibdeno, il titanio ecc. che rendono il metallo più resistente alla corrosione. L’acciaio più usato è quello Inox 18/8 o Inox 18/10 con il 18 % di cromo e l’8-10 % di nichel. E’ un materiale con scarsa conducibilità termica, per cui le pareti di pentole realizzate così, si surriscaldano troppo e possono bruciare il cibo che in esse viene cotto. Ecco perché il loro fondo è dotato di fondelli termo-diffusori in alluminio. Si consiglia di usarle per la bollitura, tecnica di cottura in cui il calore è trasmesso dall’acqua. Rispetto alle pentole di alluminio sono molto pesanti e, quindi, meno maneggevoli. Per ovviare alla possibilità di attaccare il cibo sul fondo, possono essere rivestite da materiale antiaderente, ma questo abbinamento può creare dei punti di hot-spot. Le pentole in acciaio rivestite in materiali antiaderenti non vanno lavate in lavastoviglie, e devono essere asciugate subito dopo il lavaggio perché possono formare della ruggine (non nociva per la salute). I rivestimenti antiaderenti di PTFE non contengono nichel, metalli pesanti e PFOA.

Il ferro
  Le padelle di ferro si usano per friggere  e per cucinare la carne, hanno una scarsa conducibilità termica, ma sono idonee per raggiungere alte temperature. Non si lavano in lavastoviglie, perché arrugginiscono.


Il rame
Pentole di rame- SimonaRi- Pixabay
Il rame
  Le pentole realizzate in rame sono molto pesanti, quindi poco maneggevoli, hanno un’alta conducibilità termica, per cui sono ottime materiale per cucinare, l’uso in cucina è limitato dal costo elevato perché in genere sono stagnati  in modo artigianale o rivestiti in acciaio o in alluminio o in alluminio con rivestimento antiaderente, per evitare il contatto diretto con gli alimenti. Queste pentole si macchiano facilmente e occorre  pulirle passando esternamente un limone con dentro del sale, o con aceto e sale grosso, o con aceto mescolato alla farina gialla. Le pentole di rame sono preferite nella ristorazione.

La terracotta
  Le pentole di terracotta sono composte da argilla, fedspati, silice, ossidi di ferro e alluminio, duttili in natura, ma duri dopo la cottura. In genere sono smaltate all’interno e all’esterno, ad eccezione del fondo. Si scaldano molto lentamente e allo steso modo cedono il loro calore al cibo, pertanto si usano per alimenti che richiedono lunghi tempi di cottura, come i legumi, i risotti, gli stufati ed il minestrone.  Si rompono facilmente se sottoposte a shock termico, quindi si consiglia l’uso ponendo al di sotto uno spargifiamma che diffonde il calore in modo uniforme. Quando sono nuove, vanno immerse in acqua fredda per 12 h, mentre i tempi si riducono a qualche minuto dopo ogni uso, per permettere alla terracotta di reidratarsi dopo che si è seccata sul fuoco, questo evita le rotture. Conviene usare cucchiai  di legno permescolare il cibo, onde  evitare di graffiarle. Prima di pilirle, riempirle di acqua calda e lasciarle così per qualche ora, in modo che si stacchi tutto il grasso, poi lavarle con poco detersivo senza usare retine abrasive per non rovinare lo smalto. Dopo averle sciacquate accuratamente, lasciarle asciugare all’aria ponendole capovolte su un superficie piana.

La porcellana
  Le pentole in porcellana sono di una ceramica che si ottiene a partire da un’argilla bianca, chiamata caolino a cui si aggiungono felspati e quarzo. Sono utili per preparare zuppe, salse, o per preparazioni da cucinare sia nel forno tradizionale che nel forno a microonde. Se poste sul fuoco, usare lo spargifiamma.

La ghisa
  E’ una lega di ferro e carbonio che accumula calore e lo distribuisce in modo uniforme, in genere le stoviglie di questo materiale sono usate sia per cotture lunghe e a fuoco basso, come zuppe e stufati, sia per cucinare alla piastra carni e pesci. Sono difficili da pulire, occorre aspettare che si raffreddino, e per ovviare a questo inconveniente si rivestono con materiali antiaderenti.

La pietra ollare
   La pietra ollare è un materiale molto resistente, capace di accumulare calore e distribuirlo in modo uniforme, in genere con questo materiale si realizzano delle piastre da porre sulla brace o nel camino, e su cui preparare carni, pesci e verdure. Gli inconvenienti sono:
  • il tempo eccessivo necessario per riscaldarle e raffreddarle, in quanto vanno portate alla temperatura ottimale a fiamma bassa
  • il costo eccesivo
  Non richiedono l’aggiunta grassi da condimento. Meglio usare uno spargifiamma al di sotto e porle su una fonte di calore non eccessiva. La prima volta che si usano vanno lavate con acqua salata e asciugate con cura. Dopo l’uso, lasciarle raffreddare e, quando sono tiepide, pulirle con un panno imbevuto di aceto e un raschietto o una spazzola di ferro. Meglio evitare il detersivo e ricorrere all'olio di oliva, tenendole unte per 24 h. 

Il vetro
  Le pentole di Pirex sono di vetro borosilicato chimicamente inerte. Non sono dei buoni conduttori termici, si usano per le cotture in forno tradizionale o in quello a microonde. Risentono degli sbalzi termici.

Il silicone
  In genere i contenitori di silicone - i migliori sono quelli in silicone platinico-, si usano per cucinare i dolci in minor tempo, possono inoltre passare dal forno al freezer, perché sopportano ampi sbalzi di temperatura. Al primo utilizzo possono contaminare l’impasto, per cui conviene lavarli prima in lavastoviglie e poi usarli la prima volta con un  impasto da buttare.  

 Guida alla scelta dei materiali per la cottura deglia alimenti- Andid- Università degli Studi di Firenze

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